Il progetto di laboratori sulle STEAM dedicato agli alunni delle scuole medie del Friuli Venezia Giulia – case che volano, robot spazzini e altre idee incredibili da oltre 1600 studenti
Il pensiero creativo o divergente ricopre un ruolo importante nello sviluppo dei bambini e dei ragazzi: il suo utilizzo è associato all’abilità di problem solving, all’intelligenza emotiva e all’adattamento psicosociale (Gryazeva-Dobshinskaya, Dmitrieva, Korobova, & Glukhova, 2020) (Steptoe & Fancourt, 2018). La creatività è stata teorizzata da diverse correnti psicologiche, senza giungere a una definizione realmente univoca. Tuttavia, l’abilità di pensiero creativo può essere riassunta nella capacità di “produrre idee potenzialmente originali ed efficaci a problemi che non prevedono un’unica soluzione corretta” (Mastria, Agnoli, & Corazza, 2021). Già nel 1950, Guilford identificò alcuni aspetti che contraddistinguono il pensiero creativo: la fluidità, la flessibilità, l’originalità, l’elaborazione e la sensibilità (Guilford, 1950).
Sebbene il contesto accademico spesso prediliga la stimolazione del pensiero convergente, diversi autori concordano nella necessità di implementare strategie didattiche che favoriscano l’emergere del pensiero creativo e lo rinforzino. Non si intende in questo senso lasciare libero l’alunno di fantasticare senza fornire alcuna guida pedagogica, bensì implementare i momenti in cui lo studente possa, in maniera autonoma, uscire dai normali schemi di ragionamento e giungere a conclusioni o risoluzioni di problemi originali – promuovendo così il senso di autoefficacia dello studente e sostenendo la sua individualità e il suo senso di sicurezza all’interno del gruppo scolastico.
Secondo Richardson & Mishra (2018), all’interno dell’ambiente scolastico o educativo la creatività può essere stimolata da alcune caratteristiche dell’ambiente fisico, del clima di apprendimento e dell’impegno dello studente. In particolare, il clima di apprendimento dovrebbe essere caratterizzato da un’atmosfera di cooperazione e condivisione, in cui gli alunni possano esprimere liberamente le proprie idee in assenza di giudizio e in cui l’errore sia concepito come uno strumento di crescita. L’insegnante dovrebbe riuscire a stimolare e supportare l’individualità di ogni studente, moderando, valorizzando e integrando i diversi punti di vista nell’ottica di creare un prodotto comune, condiviso e diversificato. I compiti che invece incentivano l’impegno creativo dello studente concernono l’apprendimento attivo, l’esplorazione, l’idea che l’apprendimento sia veicolato sia dagli insegnanti che dai compagni e la valorizzazione del processo di apprendimento rispetto al risultato.
Per elicitare l’utilizzo del pensiero creativo anche in seguito all’esperienza laboratoriale svolta in aula grazie al progetto Sperimentare il Futuro, realizzato dal 2017 da Fondazione Pietro Pittini in collaborazione con l’Immaginario Scientifico di Trieste, abbiamo riservato all’interno del questionario di gradimento dedicato agli alunni una domanda specifica: “Immagina di utilizzare le tecnologie sperimentate in classe per affrontare una situazione della tua vita quotidiana o futura. Che problema potresti risolvere e come?”
Nell’edizione 2021-22 Sperimentare il Futuro ha coinvolto 1610 studenti di sei scuole secondarie di primo grado della regione Friuli Venezia Giulia: la scuola Pascoli di Cormons (GO), l’IC di Tolmezzo, la scuola Ascoli di Gorizia, le scuole Bellavitis e Marconi di Udine e la scuola Bergamas di Trieste. I laboratori hanno affrontato il tema della Logistica 4.0 proponendo ai ragazzi tre ore di attività frontale ed esperienziale in cui, in seguito a un’introduzione teorica, gli alunni avevano il compito di cooperare in gruppo e attraverso un linguaggio di programmazione risolvere piccoli esercizi: guidare il proprio robot all’interno di un ideale magazzino (classi prime), organizzare la propria smart-city grazie a una scheda Arduino (classi seconde) o trasportare con un robot le merci locali richieste in diversi quadranti di una mappa della regione (classi terze).
Tanti ragazzi ci hanno piacevolmente stupito fornendo risposte originali, orientate non solo all’immaginazione di concrete soluzioni domotiche o relative a necessità quotidiane del mondo individuale e famigliare (come fare i compiti, la spesa, le pulizie, badare agli animali domestici o delle piante…), ma ideando anche soluzioni fantastiche orientate alla risoluzione di tematiche inscrivibili in due grandi categorie: la tutela ambientale e la cura o assistenza del prossimo, in particolar modo di persone fragili, malate o anziane.
All’interno della prima categoria abbiamo raccolto soluzioni proposte per risolvere il problema dell’inquinamento molto originali, come automobili solari o elettriche (che sappiano anche parlare, per tenere compagnia), macchine che “risucchiano l’aria sporca e la rimettono profumata”, “immagazzinatori che intrappolano i gas nocivi” e “mega-aspirapolveri che tirano su le polveri sottili”; ma anche robot spazzini che puliscano i borghi e le città e sistemi di divisione dei rifiuti all’avanguardia.
Nella seconda categoria non è raro invece imbattersi in frasi commoventi: “fin da quando sono piccola ho pensato di creare una macchina/robot che aiuti i disabili paralitici, quindi che possa imboccare, lavare e simili, ora sarei contenta di poterla creare” o “la cosa che mi piacerebbe molto sarebbe di poter aiutare con la tecnologia le persone disabili con le barriere architettoniche che ancora ci sono nella città”. Spesso queste risposte originano da motivazioni e vicende personali, legate ai propri nonni o alla propria famiglia: “potrei aiutare mia nonna a spostarsi più facilmente con una sedia che si comanda da sola con vari programmi per muoversi all’interno di casa sua o fuori senza fare troppi sforzi fisici”. Vengono proposti ausili che assistano la mobilità e il movimento delle persone anziane o malate, come sedie a rotelle programmabili, scale mobili che vadano alla giusta velocità, o robot che possano aiutare nel momento del bisogno per raggiungere e afferrare oggetti, cucinare o “per aiutare delle persone sole e non auto-sufficienti anche con “cose banali” come sistemare la casa”, per fare la spesa o andare in farmacia “per chi non si può muovere”, con programmi “potenti e veloci, per aiutare le persone in difficoltà nel momento del bisogno”.
Oltre all’assistenza e alla cura delle persone anziane o malate, i ragazzi mostrano forte sensibilità per il tema della fame nel mondo: immaginano droni e robot che grazie alla programmazione possano volare e atterrare ”nei posti più bisognosi“, consegnando cibo e vivande “di tutti i tipi”.
Tra queste frasi abbiamo colto tanta creatività e immaginazione. C’è chi punta in alto e propone l’utilizzo delle tecnologie per realizzare i propri sogni: “io vorrei programmare una casa che vola così quando mi perderò potrò chiamare la mia casa attraverso un telecomando e farla venire vicino a me” o “magari grazie ad un robot programmato vorrei che il robot mi aiutasse a realizzare il mio sogno: costruire una casa fatta interamente di lego”; chi viaggia con la fantasia alla ricerca di luoghi segreti e nascosti: “potrei mettere una videocamera e mettere il robottino sotto acqua e vedere cosa c’è sotto il mare”; “potrei arrivare in luoghi difficilmente raggiungibili”. Alcuni viaggi sono addirittura spazio-temporali: “come trovare le cose che perdo in giro mettendo insieme uniti dei pezzi del passato fino ad arrivare alla conclusione e soluzione dei problemi”.
Ma tra gli studenti c’è chi propone anche soluzioni pratiche, orientate al mondo accademico o lavorativo: “Magari, un giorno, programmare un robot sarà una richiesta per avere un lavoro!”. C’è chi ora si immagina di trasmettere il proprio sapere ad altri studenti, chi potrebbe ricreare simili laboratori, chi userebbe la tecnologia “per scambi informativi di ricerche mediche o scambi culturali”: “per esempio, si può usare la tecnologia di programmazione per delle operazioni delicate chirurgiche, tipo al cervello servono mani ferme e veloci, se si utilizzano delle braccia robotiche a comando si può arrivare alla fine dell’operazione con successo”.
Abbiamo raccolto anche frasi che fotografano necessità attuali, preoccupazioni relative alla sfera individuale, o che esprimono un forte bisogno di aiuto e attenzione: alcuni ragazzi immaginano un robot come amico, che possa “togliermi un po’ il telefono” o “risolvermi il problema della solitudine, giocando il robottino mi fa un po’ di compagnia“. Altri temi sentiti sono il bullismo e il cyberbullismo, la speranza che il Covid finisca o la nostalgia di familiari (“potrei risolvere le lucine di natale perché ogni anno le progettava mio zio ma adesso che non c’è più mi piacerebbe farle con un programma”). Qualcuno immagina di “programmare le mie emozioni a scuola, così da fare sempre le scelte giuste”. Queste frasi ci ricordano dell’urgenza di attivare momenti di incontro, collaborazione e scambio reciproco tra pari anche nei contesti scolastici, per affrontare insieme temi come quello dell’isolamento, del bullismo e della consapevolezza emotiva.
Le risposte fornite dai ragazzi non solo rispecchiano così una forte propensione all’ideazione di soluzioni creative o fantasiose, ma ci ricordano che la promozione dell’ascolto di idee originali e personali veicola la sensibilità di queste generazioni: le proposte dedicate ai temi della tutela ambientale, alla cura del prossimo e all’assistenza dei bisognosi sono tantissime, e riflettono l’interesse a contribuire – grazie alle proprie risorse – a un futuro sostenibile e inclusivo. Da un punto di vista educativo, fornire occasioni e strumenti per riflettere ed esprimere la propria opinione sull’utilizzo della tecnologia in virtù delle proprie conoscenze consente ai giovani di non fermarsi ai social network, ma di auto-interrogarsi e così responsabilizzarsi sull’importanza dell’innovazione tecnologica e sulle opportunità offerte dall’avanguardia scientifica.