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Adolescenti contemporanei e il doppio lato della medaglia del virtuale

Il racconto degli adolescenti nei media, nell’agenda politica e nelle istituzioni”: questo il titolo dell’iniziativa, organizzata dall’Ordine dei Giornalisti e quello degli Assistenti sociali del Friuli Venezia Giulia, tenuta dal Dott. Matteo Lancini (psicologo e psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Minotauro di Milano e docente presso il dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca) a cui la Fondazione ha recentemente partecipato.

Durante la giornata è stata analizzata l’adolescenza contemporanea che, secondo il Dott. Lancini, sembra caratterizzarsi attraverso una forma di narcisismo che vede nella ricerca esasperata dell’ammirazione e del riconoscimento sociale da parte dei pari e della rete l’obiettivo fondamentale del processo evolutivo. Una generazione cresciuta “nella rete”, per la quale si rende necessario interrogarsi sui criteri per distinguere un uso adattivo dei social e dei videogiochi da un sintomo di malessere o dipendenza.

Durante l’incontro, il Dott. Lancini ha fatto emergere come già il periodo dell’infanzia per i bambini della generazione Z risulti frequentemente fitto di impegni e “ogni esperienza di crescita spontanea sia spesso messa sotto sequestro dagli adulti”, eliminando quasi totalmente i tempi nei quali poter sperimentare noia e solitudine. La riduzione dei luoghi e dei tempi di gioco spontaneo e libero avrebbero quindi portato i bambini e i preadolescenti a frequentare più assiduamente le ‘piazze virtuali’ dei videogiochi: questo spazio, in effetti, sembrerebbe risultare l’unico che i ragazzi possano ritagliarsi e custodire fuori dal controllo degli adulti e dove quindi possano iniziare a sperimentare le proprie autonomie.

Inoltre, gli adolescenti di oggi, troppo grandi e, a volte, troppo scontrosi per essere accuditi e troppo piccoli per far sentire la loro voce, più volte vivono problemi legati al rapporto con il proprio sé corporeo, con quella parte dell’adolescente che, goffa e impacciata, non sembra adeguarsi ai dettami dell’idealizzazione immaginaria che la rete quotidianamente ci propone.

Oggi, la più significativa manifestazione del disagio giovanile è rappresentata dal ritiro sociale. Adolescenti che crescendo non reggono il crollo delle aspettative ideali con i quali sono stati educati e che, a causa della delusione e della vergogna, sentono la necessità di chiudersi nella loro stanza dove, in molti casi, si relazionano solo attraverso la rete cui rimangono connessi per diverse ore al giorno. I rischi e le opportunità che in passato si vivevano nei cortili e nelle piazze, nel nostro tempo vengono dunque incontrati in casa mentre connessi.

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La rivoluzione digitale ha quindi creato ambienti espressivi nei quali non solo gli adolescenti sperimentano nuove possibilità di realizzazione, ma trovano rifugio in occasione di profonde crisi evolutive, in una forma di autoricovero che esprime sia il dolore sia un tentativo di alleviarlo o superarlo. Nel mondo di oggi caratterizzato dall’individualità e dal narcisismo, a parere del Dott. Lancini, l’adulto, che sa esattamente e costantemente dove si trovano fisicamente i suoi figli ma per contro non ha idea di cosa facciano o sperimentino sui loro pc on-line, dovrebbe imparare a prendersi in carico la complessità di queste situazioni. La questione cruciale si sposta quindi nel capire se i ragazzi, mentre connessi, si stiano allenando ai compiti evolutivi dell’adolescenza o stiano invece sviluppando una dipendenza da internet.

In conclusione, questo interessante contributo accademico ci porta ad analizzare un punto di vista differente ed a interrogarci nuovamente su come l’intera comunità educante e noi stessi della Fondazione Pietro Pittini dovremmo provare a rivedere le modalità di interagire e supportare le giovani generazioni, che in questo momento storico sembrano aver quanto mai bisogno di spazi d’accoglienza emotiva e ascolto attivo.

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